Sandro Marini

18 FEBBRAIO 1984
Personale Circolo Culturale Artistico Cittá di Padova PADOVA

La cifra figurativa di ALBERTO FIORENZATO e’ strettamente legata alla professione di architetto e al suo precipuo interesse per l’ambiente abitativo dell’uomo. Sin da giovane studente, egli ha partecipato con assiduita’ alle vicende delle arti visive, suscitando l’interesse di critici e studiosi avveduti.
Oggi, dopo anni di evoluzione formale e di approfondimento espressivo, il discorso pittorico di FIORENZATO si delinea con chiara consapevolezza tematica ed ideativa.
Senza mai lasciarsi sedurre dalle disparate tendenze o mode alternantesi negli ultimi decenni e senza perdersi dietro gli estetismi realistico-descrittivi dell’accademia o dei recuperi neoavanguardistici, l’artista padovano precisa nelle individuali cadenze di una sensibile introspezione l’obiettivo primario della propria indagine estetica e culturale. Il frutto piu’ eclatante di questa ricerca rigorosa, sempre fedele a una univoca ispirazione astratto-costruttivistica, ci sembra di poter rinvenire in una dimensione umanistica di grande fascino psicologico ed intellettivo.
ALBERTO FIORENZATO pone in dialettico confronto l’habitus razionalistico dell’uomo contemporaneo, artefice e motore della macchina e dei processi di automatismo, con lo sfaldamento dei valori storici dell’esistenza, con il deperimento dei luoghi abitativi, con gli intonaci scrostati, con le muffe dei casolari e degli spazi architettonici. Tra ideale e reale, tra intima aspirazione umanistica ed aridita’ esistenziale, tra esigenza lirica e fredda geometria viene cosi’ a crearsi una frattura insolvibile e drammatica che nessun progresso tecnologico é riuscito tuttora a sanare.
Dall’impossibile riconciliazione del sentimento estetico e del razionale, che sul piano linguistico si traduce in un rifiuto della sintassi descrittivistica, emerge come caposaldo della poetica astratto-informale la coincidenza dell’atto del creare con l’agire, con l’essere, che trova il suo presupposto determinante nella filosofia fenomenologica della struttura compositiva segnica e geometrica o della densa sostanza materica e cromatica.
I canoni estetici tradizionali, le figure, il colore, l’idealizzazione naturalistica perdono il loro significato e anche il linguaggio espressivo viene parallelamente investito dalla crisi profonda del tempo, un tempo contemporaneo alla vicenda esistenziale dell’autore. Anzi si puo’ dire che, in questa fenomenologia segnica e costruttivistica concretizzantesi nella soliditá’ delle strutture compositive e nella riedificazione di uno spazio mentale, il colore stesso usato come di crisi e di frattura emblematica dello stato etico e sociale dei nostri giorni: muri scrostati, pareti dilacerate rese opache dal tempo raccontano la storia di annose vicissitudini, oppure denunciano l’impossibile simbiosi con l’arida sorditá della misura tecnologica.
In questo senso troviamo decisamente indicative le porose superfici graffiate e sbiancate nel colore, disarticolate nelle paste materiche, evocative di logore trasparenze consunte dal tempo e di sbiaditi affreschi senza eta’.